Una Sicilia che
non si rassegna alla guerra: la nostra regione terrà di mediazione e di pace
Le proposte al convegno con Cuperlo e Provenzano, Barbagallo, Bucca (Arci) Chinnici e Mannino
(Cgil)
Palermo, 12 luglio 2025 Una Sicilia che non si rassegna alla guerra,
che rifiuta di farne parte e da cui, al contrario, si rilancia il proprio ruolo strategico e
logistico con una sola chiave interpretativa: la pace. Avviando una interlocuzione con vari
mondi che, assieme al Pd, come ad esempio la Cgil e lArci, hanno questo obiettivo
comune.
E questo il fine del convegno dal titolo L'Italia ripudia la guerra. Passi di pace
dal Mediterraneo allEuropa,promosso dal Pd Sicilia, che si è svolto stamattina al
cinema Rouge et Noir, in piazza Verdi a Palermo, con gli interventi dei deputati Gianni
Cuperlo e Peppe Provenzano, del segretario e della vice segretaria del Pd Sicilia (che ha
promosso e organizzato liniziativa), rispettivamente Anthony Barbagallo e Valentina
Chinnici. Ma anche di Anna Bucca dellArci e Alfio Mannino, segretario della Cgil
Sicilia.
Il mondo è in fiamme ha detto Gianni Cuperlo che ci restituisce fatti e
parole come guerra, sterminio, genocidio che ritenevamo rimosse dal nostro vocabolario. Il
compito della politica è quello di rimettere al centro i temi della pace, del disarmo, della
convivenza, del dialogo tra le religioni al centro della nostra agenda. Iniziative come questa
per riaffermare il riconoscimento dello stato palestinese, per il cessate il fuoco in Ucraina
e una pace giusta che non premi laggressore vanno nella direzione di riscoprire la
funzione e il primato della politica.
Secondo Peppe Provenzano, responsabile esteri della segreteria nazionale, abbiamo
bisogno come Italia e come Europa di riprendere una grande battaglia per la pace. Che può
partire proprio dalla Sicilia. Che corre un rischio grandissimo in questo mare di instabilità
e di crisi che è diventato il Mediterraneo, con quello che accade in Medio Oriente. Il
rischio infatti è che ha aggiunto - la Sicilia diventi una piattaforma di guerra. Noi
dobbiamo contrastare questa prospettiva perché solo la pace e la ripresa del dialogo diventa
la premessa per ogni prospettiva di sviluppo e di benessere della nostra regione. Da qui, da
Sigonella, da Comiso memori delle storiche battaglie intraprese dal popolo siciliano,
bisogna mandare un grande messaggio: lEuropa è un progetto di pace e proprio al Sud
abbiamo bisogno di riscoprirlo.
Una nuova speranza per questa terra, sul modello delle battaglie portate avanti da Pio
La Torre,verrà anche - ha detto il segretario regionale Dem, Barbagallo - dalla nuova linfa
di tanti giovani militanti e simpatizzanti del Partito Democratico che, anche per questo,
abbiamo coinvolto e voluto fortemente in questa nuova fase di rinnovamento, anche
generazionale, del Partito Democratico siciliano. E innegabile infatti da parte del
centrodestra lalimentazione della cultura di guerra non soltanto da parte degli attori
principali della maggioranza ma anche per un contesto che si è aggravato notevolmente. Mi ha
fatto specie questa settimana ha spiegato - in commissione Trasporti che i relatori,
difendendo lennesima norma per il Ponte (è il settimo provvedimento ad hoc ed il 53°
articolo in questa legislatura)hanno ribadito che questa infrastruttura, un vero miraggio,
verrà inserito tra le spese previste con laumento del 5% dei fondi per spese militare
affermando che sarà importante perché rafforza la strategia militare italiana. Un tentativo
svilente quello di trasformare il ponte in unopera strategica militare. Ma con un
franco navigabile di soli 65 metri, non consentirà nemmeno il passaggio delle
principali portaerei americane, che superano gli 80 metri di altezza.
Abbiamo voluto questo incontro sui temi della pace ha detto la vice segretaria
Valentina Chinnici che sono quelli che devono unire il fronte progressista e i
movimenti, la società civile che vuole ribadire dalla Sicilia e dal cuore del Mediterraneo un
No ad ogni guerra. No alla Sicilia centro missilistico e di morte e di armi nel solco delle
battaglie pacifiste portate avanti in altre epoche, ma sempre attuali, da Pio La Torre contro
i missili cruise a Comiso.
Anna Bucca, di Arci: Tutte le associazioni e i movimenti che operano quotidianamente
per strada hanno, abbiamo, un ruolo enorme nel denunciare, a sottolineare quello
che non va. Primo fra tutti in questo momento, oltre alla questione della Palestina, la
militarizzazione della Sicilia che è in corso, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni del
ministro della Difesa sulluso degli F-35 e le esercitazioni dei piloti in Sicilia.
Dobbiamo continuare ad affermare che - è lopinione di Alfio Mannino - la Sicilia
è terra di pace. Purtroppo limpegno a portare al 5% la spesa militare rischia di
danneggiare la nostra regione e lintero Mezzogiorno. Perchè significa da un lato, 400
miliardi in 10 anni, 40 miliardi lanno, quindi minori risorse per la sanità, per la
scuola, per le infrastrutture sociali. Dallaltro la militarizzazione rischia di
determinare un'economia di guerra in Sicilia. E preoccupante la scelta che ci consegna
il presidente della commissione Difesa che pensa che laeroporto di Comiso debba essere
una infrastruttura strategica militare, piuttosto che le scelte su Milo e Termini Imerese. Non
possiamo accettare tutto questo e abbiamo bisogno - ha concluso - di rideterminare quelle
politiche economiche che rilancino loccupazione in Sicilia e che diano risposte sul
piano sociale. |